Pescatori vittime di “atti di terrorismo e di violenza”: così viene definito dagli armatori l’episodio del peschereccio siracusano attaccato con le armi da una motovedetta libica. Un caso che potrebbe avere sviluppi legali in tribunale. L’associazione degli armatori siciliani ha infatti presentato un esposto alla Procura di Siracusa, alle questure di Catania e Siracusa, ai Carabinieri e alla Direzione marittima di Catania. Gravissimi i reati presunti: “tentato omicidio contro i membri dell’equipaggio, abuso di potere, furto di denaro, estorsione, danni all’impresa e alle persone, violazione del diritto internazionale e mancata identificazione dei responsabili”, si legge nel documento che FocuSicilia ha visionato. Gli armatori sono assistiti dall’avvocato Silvio Aliffi, di Siracusa.
Micalizzi: “Attacco terroristico”
Martedì 18 luglio, il peschereccio “Orizzonte”, dell’armatore siracusano Nino Moscuzza, è stato preso a colpi di mitragliatrice mentre navigava in acque internazionali, a 94 miglia a Nord di Misurata. A sparare, i militari di una motovedetta libica, che hanno colpito l’imbarcazione danneggiandola e rendendola ingovernabile. L’equipaggio è riuscito a salvarsi e a riprendere il controllo del motopesca, che è rientrato in porto a Siracusa, mercoledì notte, scortato dalla guardia costiera. A lanciare l’allarme era stato immediatamente Fabio Micalizzi, presidente dell’Associazione degli armatori siciliani, che nell’esposto appena presentato esprime “profonda preoccupazione e indignazione” per quello che definisce un “attacco terroristico” subito dal peschereccio siciliano e
all’aggressione “ingiustificata” ai danni dell’equipaggio.
Avviare indagini per identificare i responsabili
Gli armatori adesso chiedono, “in nome della giustizia, della pace sociale e della tutela dei diritti umani”, di aprire un fascicolo sulla tragica vicenda e di avviare “immediate indagini” per identificare e punire i responsabili. “I colpi di mitra sparati contro il peschereccio hanno messo a rischio la vita dell’equipaggio e causato danni irreparabili all’Armatore e all’impresa, visibili e documentabili, lasciando cicatrici profonde nella comunità locale e nel settore della pesca”, chiede Micalizzi, che invita inoltre a sentire l’equipaggio e “acquisire le relazioni della Marina Militare e del Governo”, per “assicurare una completa e trasparente indagine“. L’associazione degli armatori ha già annunciato che si costituirà parte civile nel processo che verrà eventualmente istruito.