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Stretto: con il Ponte emissioni inquinanti “quasi azzerate”

Le elevate emissioni di sostanze inquinanti nel porto di Messina rappresentano un fenomeno riconosciuto anche in un report di Arpa Sicilia. Il ponte sarebbe la soluzione secondo Giovanni Mollica, autore di uno studio sul tema e tra i fondatori della Rete civica per le infrastrutture nel Mezzogiorno

Il Ponte sullo Stretto, una volta realizzato, avrebbe tra i suoi effetti quello di ridurre l’inquinamento, fin quasi ad abbatterlo: lo sostiene la Rete civica per le infrastrutture nel Mezzogiorno e uno dei suoi fondatori, Giovanni Mòllica, ingegnere messinese, ha condotto uno studio sul tema, insieme al collega Antonino Musca, pubblicato a cura del Rotary nel volume “Stretto di Messina e rispetto della transizione ecologica”. Anche Ispra e Arpa Sicilia, del resto, le maggiori istituzioni in fatto di protezione dell’ambiente, hanno riconosciuto in un recente report che lo Stretto di Messina è estremamente inquinato per la massiccia presenza di traghetti e navi che effettuano i collegamenti tra le sponde di Sicilia e Calabria: con 11 milioni di passeggeri trasportati nel 2019, il porto di Messina è il più trafficato d’Italia e questo equivale a rilasciare nell’aria una grande quantità di sostanze inquinanti: anidride carbonica, polveri sottili, ossido di carbonio e di azoto.

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Abbattimenti quasi totali delle emissioni

La Rete per le infrastrutture, nata poco più di dieci anni fa, “è diventata un interlocutore anche a livello nazionale e di recente abbiamo avuto un incontro col vice ministro delle Infrastrutture, Rizzi, oltre a una presenza sul web e decine di convegni e tavole rotonde un po’ in tutta Italia. Nostre sezioni sono nate a Roma, Palermo, Reggio Calabria, con incontri a Sondrio o a Venezia. Abbiamo accumulato un patrimonio di conoscenza che credo sia piuttosto raro”, evidenzia Mollica. Di questo patrimonio fa parte lo studio sull’inquinamento nello Stretto: secondo gli autori, ci sono percentuali importanti che indicano come il Ponte potrebbe abbattere le emissioni del 93 per cento di anidride carbonica, dell’88 per cento di ossido di carbonio, dell’87 per cento di ossido di azoto e del 92 per cento delle polveri sottili. “Numeri a volte citati anche da Salvini, con mio stupore”, dice Mollica, che partendo dalle emissioni dei motori delle navi ha usato dei sistemi di misurazione diversi che hanno portato sempre alle stesse conclusioni.

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Il problema ambientale “è stato strumentalizzato”

“Il problema ambientale è stato strumentalizzato in modo ridicolo”, commenta l’ingegnere, per il quale “basta vivere davanti al porto di Messina per vedere come le signore che stendono i panni sui balconi li ritirano neri”. Inoltre, “non bisogna essere specializzati per rendersi conto che 1.500 – 2.000 navi che attraversano lo Stretto trasversalmente non fanno bene agli animali e ai pesci. L’inquinamento si vede, si tocca con mano”. I tecnici hanno rappresentato il fenomeno, facendo dei calcoli. Mollica, durante l’intervista a FocuSicilia nella quale propone numerosi ragionamenti, tutti accomunati dalla convinzione che il Ponte meriti di essere realizzato, sottolinea come circolino “enormi sciocchezze messe in giro ad arte, o per ignoranza, come il fatto che le navi non passino sotto il Ponte” o che ci siano percorsi troppo lunghi per potersi immettere sul Ponte che avrà altezze elevate, o che i lavori possano essere rischiosi per la salute. “No-Ponte? Non esiste!” la conclusione dell’ingegnere, perché “la Sicilia è l’unica isola al mondo con più di 100 mila abitanti, distante meno di due miglia dal continente e che non è collegata stabilmente col continente. Ci vorranno due, tre, quattro anni, ma si vedranno i benefici per il bilancio ambientale”, conclude l’ingegnere.

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Agostino Laudani
Agostino Laudani
Giornalista professionista, nato a Milano ma siciliano da sempre, ho una laurea in Scienze della comunicazione e sono specializzato in infografica. Sono stato redattore in un quotidiano economico regionale e ho curato la comunicazione di aziende, enti pubblici e gruppi parlamentari. Scegliere con accuratezza, prima di scrivere, dovrebbe essere la sfida di ogni buon giornalista.

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