È stato il primo settore a chiudere i battenti durante il lockdown di marzo. Tra i primi a fermarsi con la seconda ondata in autunno. Il colpo della pandemia da Covid-19 al comparto teatro è stato forte. Il primo semestre del 2020, secondo i dati della Società italiana degli autori ed editori (Siae), segna una perdita del 60 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Non va meglio per gli spettacoli di danza (- 68 per cento) e soprattutto per la musica (- 86 per cento). Gli ingressi si sono ridotti complessivamente di due terzi, gli incassi di tre quarti. Numeri dietro i quali c’è il lavoro di artisti, tecnici e gestori.
Le misure in campo
Sono diverse le misure nazionali e regionali messe in campo per il comparto. L’ultima, in ordine di tempo, è stata il bando dell’assessorato regionale al Turismo, Sport e Spettacolo, pubblicato lo scorso quattro dicembre, con tempo massimo per l’invio delle pratiche entro il diciotto. Risorse destinate ai gestori di sale teatrali al chiuso, che ospitino spettacoli di lirica, rivista e commedia musicale, balletto, burattini e marionette, ma anche musica leggera, classica, jazz. Uno stanziamento di 4 milioni e 870 mila euro. Fondi necessari, ma non a disposizione di tutti. Per accedervi era necessario rispettare alcuni requisiti. I soggetti dovevano avere sede fiscale in Sicilia e non dovevano beneficiare della quota annuale del Fondo unico regionale per lo spettacolo (Furs). Inoltre, non dovevano superare le soglie massime per beneficiario previste dal Decreto Rilancio.
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Un punto di non ritorno
Requisiti che come dicevamo hanno escluso diverse realtà del teatro siciliano. Per esempio quella di Alessandro Idonea, attore e regista catanese, figlio dell’indimenticato Gilberto, che non è gestore di una sala. L’impressione dell’attore è che le misure puntino a tenere in vita la categoria, ma che lascino molti dubbi sul futuro. “Quando tutto questo sarà finito, cosa accadrà?”. Per Idonea la pandemia sta facendo venire i nodi al pettine, rivelando difficoltà nascoste per anni nel rapporto tra il teatro e la società. Un punto di non ritorno, insomma: “Questa situazione ha fatto sì che ce ne rendessimo conto – dice – E ci sta facendo sbattere il muso contro il muro della burocrazia”.
Foto Carmelo Assenza Foto Carmelo Assenza
Artisti, non burocrati
Alla base di tutti i problemi, come spesso accade, la burocrazia. Troppe carte da compilare. “Preferirei non ricevere più alcun sussidio, ma tornare a fare il mio mestiere. Ciò che mi pesa di più è essermi trasformato in un burocrate”, denuncia l’attore. Oltre la burocrazia, i fondi sembrano non bastare mai. La compagnia di Idonea ha avuto accesso al bando del ministero per i Beni Culturali lanciato a maggio. Il contributo avrebbe dovuto essere di diecimila euro, ma a causa delle numerose richieste la cifra finale “è stata molto minore”. In quanto libero professionista, invece, “ho avuto accesso ai famosi seicento euro una tantum”.
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Il caso dei Fratelli Napoli
Ad essere esclusi dall’ultimo bando regionale anche i fratelli Napoli, titolari dell’Antica Bottega del Puparo di Catania, custodi del tradizionale teatro dei pupi di stile catanese. “Abbiamo verificato, con i funzionari della Regione, se ci fosse la possibilità di partecipare alla misura”, spiegano dalla Bottega. Verifica che non ha dato buon esito, a causa della natura di ditta individuale dell’azienda che “ci esclude da qualsiasi contributo regionale”. Un assurdo, secondo i Fratelli Napoli. “Così chi ha una storia alle spalle – come la nostra, che inizia nel 1921 – finisce per essere escluso”. I fratelli Napoli hanno potuto beneficiare soltanto dei fondi nazionali, “due mensilità da seicento euro, oltre che del contributo del Mibact”.
La situazione della danza
Tra luci e ombre la situazione del balletto, come conferma Maria Inguscio, direttrice generale del centro nazionale di produzione Scenario Pubblico – Compagnia Zappalà Danza. Secondo Inguscio, che definisce l’ultimo bando regionale “significativo”, il Ministero e la Regione hanno cercato di garantire un sostegno economico alla categoria. Nessuna misura, tuttavia, può colmare le perdite di questi mesi. “Abbiamo avuto mancati incassi per centinaia di migliaia di euro”. Nel corso dell’anno sono stati effettuati “appena il venti per cento” degli spettacoli programmati.
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Aspettando la primavera
Il sipario della stagione 2020/21 è calato da giugno. La speranza è quella di ripartire con il nuovo anno, ma l’incertezza rimane. “Le misure di distanziamento ci permettevano di far entrare soltanto una ventina persone, impensabile far arrivare spettacoli dall’estero con un pubblico così ridotto”. Il problema, però, non è soltanto economico. È difficile lavorare senza poter programmare, visto che “i decreti di susseguono continuamente. Solo in primavera e in estate, forse, sarà possibile ripartire”.