Per scongiurare gli aumenti dei biglietti dei treni in Sicilia “sono necessari un milione in più per l’anno 2023 e otto milioni e 700 mila euro in più per il prossimo triennio”. Se le risorse non verranno trovate, “a partire dal primo gennaio 2024, Trenitalia opererà un ulteriore incremento delle tariffe ferroviarie”. Parola dell’assessore regionale alle Infrastrutture Alessandro Aricò, pronunciate durante l’audizione in Commissione trasporti all’Ars dello scorso 22 febbraio. I verbali della seduta sono stati appena pubblicati, e confermano la ricostruzione di FocuSicilia sulla vicenda degli aumenti. In particolare il fatto che le risorse stanziate dal governo Schifani in legge di stabilità non siano sufficienti a coprire gli aumenti. “La somma aggiuntiva di 3,6 milioni di euro, stanziata con l’articolo 6, comma 5, della legge regionale n. 2 del 2023, non consente di fare fronte a tutte le richieste avanzate”, ammette il responsabile dei trasporti. Una situazione che impone al governo regionale di “compiere delle scelte”, anzitutto sull’utilizzo dei fondi disponibili. Ma anche sul trasporto ferroviario in generale. “Una delle questioni su cui sta ragionando è la possibilità di utilizzare i chilometri non percorsi, per via delle tratte interrotte, a potenziamento di altre tratte. Se così fosse, potrebbero essere rimodulati diversi chilometri”, ha detto Aricò.
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Breve storia del Contratto di servizio
La vicenda dell’aumento dei biglietti ferroviari ha radici lontane, che affondano nell’articolo 14 del Contratto di servizio regionale 2016/2027. Esso prevede infatti un aumento del dieci per cento con tre “scatti” negli anni 2020, 2022 e 2024. L’adeguamento delle tariffe, si legge nel documento, “contribuisce all’equilibrio economico del presente Contratto e, pertanto, qualora la Regione deliberi di non effettuarlo, la stessa si impegna a compensare i minori ricavi individuando le risorse necessarie”. Un concetto ribadito di fronte alla Commissione trasporti dal direttore di Trenitalia Sicilia, Vincenzo Pullara. “Essendo a carico della Regione ripianare eventuali mancati introiti, è necessario trovare delle coperture a tali spese, per tutti gli anni successivi al 2022. L’incremento del 2023 è stato operato perché non si è trovata una copertura sufficiente per l’anno in corso”. L’ultima vera sterilizzazione fu operata nel 2021 dal governo Musumeci, dopo le pressioni delle associazioni dei pendolari. La giunta dell’epoca, con la delibera 563/2021, dispose “la sospensione dell’incremento tariffario dal primo gennaio 2022, compensando i minori ricavi con l’adeguata rimodulazione del Piano Economico Finanziario”. L’azzeramento, tuttavia, era stato previsto soltanto per un anno, e il problema si è riproposto il primo gennaio 2023.
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Finanziamento “tagliato” in Commissione
Tornando alle risorse stanziate in Legge di stabilità, come ricordato dal deputato Mario Giambona del Partito democratico, “la quarta Commissione aveva approvato un emendamento, di cui ero primo firmatario, che prevedeva lo stanziamento di 4,5 milioni. In seconda Commissione (Bilancio, ndr) l’emendamento è stato approvato, ma con una riduzione della somma a 3,6 milioni”. In altre parole le risorse erano state individuate, ma sarebbero state “tagliate” di circa 900 mila euro durante i lavori. Sull’utilizzo dei fondi disponibili l’assessore Aricò ha avanzato alcune ipotesi. Tra le altre, “operare uno sconto del sette per cento generalizzato per tutti gli utenti o del dieci per cento, ma non con valenza retroattiva”. Nel secondo caso, non ci sarebbe alcun rimborso sui biglietti “maggiorati” già pagati dall’inizio dell’anno a oggi. Un’altra possibilità sarebbe quella di “applicare uno sconto soltanto ad alcune categorie di utenti”. Detrazioni selettive per studenti, pendolari e altri utenti fissi delle ferrovie, per esempio. Un’ultima ipotesi sarebbe quella di utilizzare le risorse aggiuntive “per aumentare il numero di chilometri percorsi”. Sulla base del contratto di servizio, infatti, “ogni chilometro ferroviario in più ha per la Regione un costo di circa 14 euro”.
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Il potenziamento della rete e i ritardi
Aricò ha fornito anche altri dettagli a proposito del contratto. Quest’ultimo “costa alla Regione circa 166 milioni all’anno, per espletare dieci milioni e 900 mila chilometri all’anno”. Per il governo occorre “potenziare il servizio”, non solo attraverso l’acquisto di più chilometri treno ma anche rivedendo l’organizzazione. L’assessorato sta studiando “un meccanismo integrato di trasporti pubblici, così da convertire i chilometri risparmiati sulle tratte già servite da trasporto su gomma in chilometri utili al potenziamento di altre tratte”. Una soluzione attraverso cui “potrebbero essere rimodulati diversi chilometri”, rendendo il servizio più efficiente. A rilanciare il tema anche la vice presidente della Commissione trasporti Bernadette Grasso, di Forza Italia, che ha ricordato “le criticità sollevate dai pendolari”, in particolare riguardo “alle interruzioni e all’attivazione dei servizi sostitutivi”. A replicare il direttore di Trenitalia Sicilia Pullara. Il dirigente ha garantito che in caso di lavori “verrà previsto un servizio sostitutivo”, mentre sui ritardi “va fatta una differenziazione tra durata dei viaggi e tempi di percorrenza, perché se vero che in Sicilia questi ultimi sono lunghi è altresì vero che, nel 2022, la Sicilia ha registrato un tasso molto alto di puntualità”.