Le truffe bancarie online: per Fabi Palermo è ormai chiaro che si tratta del “lato oscuro della digitalizzazione”. Lo scrive Gabriele Urzì, Segretario provinciale e Responsabile Salute e Sicurezza del sindacato dei bancari nel capoluogo siciliano, in relazione ai pericoli che ruotano attorno alla massiccia diffusione dei mezzi di pagamento elettronici e dell’home banking. Ciò emerge chiaramente dai ricorsi all’ABF (Arbitro Bancario Finanziario) articolato in otto collegi territoriali, che nel 2022 (dati diffusi il 6 luglio scorso) sono stati 15.475 (il 34 per cento dei quali accolti) così divisi per collegi: Torino 8 per cento, Roma 21 per cento, Milano 22 per cento, Bologna 14 per cento, Bari 12 per cento, Napoli 12 per cento e Palermo 11 per cento. “La diffusione delle truffe bancarie online è ormai una vera e propria piaga, un’emergenza da combattere con una vera e propria educazione digitale, fenomeno che sfugge ad una statistica attendibile perché il più delle volte le truffe di piccolo importo, che sono le più frequenti, non vengono nemmeno denunciate”, commenta Urzì.

Il contenzioso in tema di servizi è del 41 per cento
Dalla relazione sull’attività svolta nel 2022 dall’ABF emerge che il contenzioso in tema di servizi e strumenti di pagamento è pari al 41 per cento e che nel 2022 sono stati restituiti alla clientela, a vario titolo, non solo per le truffe, 19 milioni e seicentomila euro e che le regioni del Centro e del Sud Italia continuano a essere caratterizzate da un numero di controversie percentualmente più elevato rispetto a quelle del Nord. E di fronte ad una flessione (meno 31 per cento) del numero dei ricorsi presentati è notevolmente aumentato, invece, il peso dei ricorsi in tema di servizi e strumenti di pagamento, anche per effetto della maggiore diffusione dei pagamenti digitali.

L’accesso all’home banking a soggetti estranei
“Il 5 giugno 2023 l’Arbitro del Collegio di Palermo pur ammettendo la sussistenza di profili di colpa dei ricorrenti, per aver consentito l’accesso da remoto al loro home banking a soggetti estranei, ha accolto il ricorso dei clienti di un noto istituto bancario disponendo il rimborso di 64.500 euro, perché ha riconosciuto la mancata predisposizione di adeguati presidi di allerta per comunicare immediatamente ai correntisti i pagamenti in essere sul loro conto. Ma è solo un esempio. Nel 2022 l’ABF ha ricevuto 4.809 ricorsi riguardanti l’uso fraudolento di servizi e strumenti di pagamento – continua Urzì -. Il 42 per cento per cento delle frodi segnalate ha riguardato casi di phishing, spoofing, smishing e vishing, nomi misteriosi dietro i quali si nascondono strumenti attraverso i quali i truffatori utilizzano i canali di comunicazione digitale per indurre la vittima a cedere le credenziali di accesso al conto e quelle dispositive”, spiega Urzì.

Carte di debito e di credito nel 70 per cento dei casi
Circa il 70 per cento dei ricorsi ha riguardato le carte di debito e quelle di credito. Tra le restanti categorie, le principali motivazioni del ricorso sono risultate, in ordine di rilevanza, le frodi relative ai pagamenti online (17 per cento) e alle operazioni presso ATM (15 per cento). Per il 41 per cento dei ricorsi la decisione è stata favorevole ai ricorrenti. Il tasso di adesione alle pronunce dell’Arbitro nel 2022 è stato elevato: a fronte di un importo complessivo riconosciuto di 9,3 milioni di euro, gli intermediari hanno restituito ai ricorrenti 9,1 milioni. L’importo medio riconosciuto è stato di poco superiore a 5 mila euro.
“Come si vede le dimensioni del fenomeno sono importanti e occorre un massiccio investimento in sicurezza informatica e digitale e una campagna di informazione e di educazione digitale rivolta alle fasce più esposte a questo genere di crimini, cioè anziani e utenti poco scolarizzati o con poca o nessuna dimestichezza con gli strumenti elettronici – conclude Urzì, che annuncia una nuova campagna di informazione e sensibilizzazione su questo inquietante fenomeno”.